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Cybersecurity, Tecnologia e Spazio

L'ascesa digitale: Decifrare la nuova era della guerra

Di Benedetta Di Cesare


4 Aprile 2024

Tempo di lettura: 8 minuti
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In un'epoca in cui la tecnologia permea ogni aspetto della vita, la guerra ha superato i confini convenzionali di terra, aria e mare per approdare a una nuova frontiera: il cyberspazio. Il cyberspazio sta diventando un aspetto sempre più centrale della geopolitica contemporanea, portando a crescenti discussioni in ambito politico e accademico sulla necessità per gli Stati di investire nelle proprie capacità informatiche. Il termine "capacità informatiche" racchiude diversi strumenti che gli Stati e le parti interessate possono ottenere, anche se non esiste una definizione univoca. Le capacità informatiche possono includere qualsiasi strumento per condurre attacchi informatici o per proteggere e mitigare le minacce informatiche, ma anche qualsiasi capacità di raccolta di informazioni, che spesso comporta l'infiltrazione di sistemi informatici per accedere segretamente a informazioni sensibili senza, così come le capacità informatiche applicabili nel contesto militare (Chen & Dinerman, 2018). Gli Stati fanno sempre più affidamento sulle capacità informatiche in quasi tutti gli ambiti degli affari interni ed esterni, soprattutto in aspetti come la governance, l'economia e la sicurezza nazionale. Soprattutto nell'ambito della guerra contemporanea, l'integrazione delle capacità informatiche riflette un cambiamento nei conflitti e nella sicurezza nazionale, poiché le dimensioni da monitorare e sorvegliare non sono solo di natura fisica. Questo cambiamento segna una profonda trasformazione nel modo in cui i conflitti vengono combattuti e affrontati, introducendo un ambito in cui le linee di demarcazione tra civili e combattenti, tra prima linea e retrovia, si confondono nel campo digitale. Se la decisione di uno Stato di investire in capacità cibernetiche è immediata per aspetti come la raccolta di informazioni, l'avanzamento tecnologico e la digitalizzazione, o la difesa delle infrastrutture critiche, lo stesso investimento per il campo della guerra è più complesso e meno evidente. Infatti, la letteratura pubblicata finora ha dimostrato che i cyberattacchi non hanno determinato gli esiti delle guerre nel senso tradizionale di vittoria o sconfitta, né hanno apportato cambiamenti significativi e percepibili nel comportamento sul campo di battaglia (Kostyuk & Zhukov, 2017); tuttavia, i governi stanno investendo notevolmente nelle loro capacità informatiche per diverse ragioni strategiche. Questo paradosso pone le basi per comprendere che l'importanza delle capacità informatiche nella guerra moderna risiede nel loro potenziale di influenzare, disturbare e ottenere vantaggi in vari settori. Per comprendere l'ascesa del fronte digitale, è necessario innanzitutto confrontare e contrapporre le capacità tradizionali e quelle informatiche, discutendo se il cyberspazio possa essere considerato un dominio di combattimento bellico; in seguito, si illustrano gli effetti psicologici causati dalle conseguenze degli attacchi provenienti dal cyberspazio e si analizzano le implicazioni strategiche della guerra cibernetica.

 Guerra tradizionale e guerra cibernetica: Dinamiche in evoluzione

Il passaggio dalla guerra tradizionale a quella cibernetica significa un profondo cambiamento nelle dinamiche del conflitto. La guerra tradizionale è caratterizzata da scontri fisici, in cui il successo è spesso misurato dal vantaggio militate e dal controllo del territorio. Richiede ampie risorse, tra cui armamenti avanzati, personale addestrato e supporto logistico, il che limita la partecipazione a Stati nazionali ben finanziati. Al contrario, la guerra cibernetica opera nel dominio digitale, utilizzando codici e software per infiltrarsi e distruggere le reti nemiche. La sua natura "segreta", invisibile, consente alle nazioni di sferrare attacchi in grado di aggirare le barriere fisiche, per colpire direttamente le infrastrutture critiche e i sistemi informativi (Chen & Dinerman, 2018). Questa forma di guerra facilita l'accessibilità delle parti belligerenti, consentendo anche agli Stati più piccoli e agli attori di matrice non

statale di avviare azioni ostili senza la necessità di disporre di ingenti risorse fisiche. L'idea del cyberspazio come dominio di guerra è stata disattesa (Libicki, 2012), sostenendo che concettualizzarlo come tale limita la comprensione di ciò che si può e si deve fare per difendere e attaccare i sistemi in rete. Pertanto, il cyberspazio è visto come un regno che pervade i domini di guerra tradizionali, ovvero terra, acqua e aria.

L'autore spiega che i combattenti in ciascuno di questi domini si troverebbero ad affrontare sfide significative se il loro accesso al cyberspazio fosse ostacolato, mentre non è così nel caso opposto. L'idea sostenuta in questa analisi, dunque, è che prima di chiedersi se le operazioni cibernetiche possano determinare l'esito delle guerre, è necessario innanzitutto concettualizzare correttamente le operazioni cibernetiche, distaccandosi dalla concezione tradizionale della stessa. Inoltre, non ci si può aspettare che le armi tradizionali e cinetiche portino gli stessi effetti sul campo di battaglia e, date le loro differenze fondamentali, è anche difficile aspettarsi effetti simili. È interessante notare che Van Houten (2010) e Chen & Dinerman (2018) sostengono che, sebbene le capacità della guerra cibernetica differiscano da quelle della guerra tradizionale, i loro scopi sono analoghi: costringere gli avversari a soddisfare la volontà dell'altra parte. Le capacità cibernetiche sono quindi strumenti moderni per gli Stati e gli attori non statali per promuovere i propri interessi e il cyberspazio diventa un altro ambito di confronto e interazione tra le parti. Nonostante le difficoltà nel raggiungere un consenso su una definizione, la perpetrazione di operazioni offensive, tra cui il cyberspionaggio, la propaganda, le fughe di notizie strategiche e le operazioni informatiche volte al sabotaggio e all'interruzione, suggerisce che il cyberspazio può essere concettualizzato come un dominio di combattimento bellico.

In breve, il ruolo delle capacità informatiche in guerra non dovrebbe essere trascurato solo perché, ad oggi, non determinano ancora gli esiti delle guerre. Con l'evoluzione del panorama bellico, la padronanza delle operazioni informatiche diventa cruciale per la sicurezza nazionale, segnando una nuova era in cui la forza digitale è parte integrante della strategia di difesa di uno Stato.

 La guerra psicologica: Gli attacchi informatici come strumenti di terrore


Al di là dei vantaggi strategici e operativi, gli attacchi informatici hanno un profondo impatto psicologico, soprattutto quando prendono di mira infrastrutture civili o diffondono disinformazione. Seminando dubbi, paura e confusione, questi attacchi possono erodere la fiducia del pubblico nelle istituzioni governative, destabilizzando le società dall'interno (Bada & Nurse, 2020). Un esempio significativo è l'interruzione di servizi critici, come le reti elettriche o i sistemi finanziari, che può instillare un senso di vulnerabilità e caos nella popolazione (Kostyuk & Zhukov, 2017). Questa tattica estende il campo di battaglia alle menti della popolazione civile, facendo leva sulla dipendenza intrinseca dai servizi digitali nella società odierna (Lawson, 2013). La perdita di elettricità, l'accesso alle risorse finanziarie o la compromissione dei dati personali possono provocare una crisi di fiducia nella capacità di un governo di proteggere i propri cittadini (Bada & Nurse, 2020). In casi estremi, può catalizzare disordini sociali, esercitare pressioni sui governi affinché cambino politica o erodere la legittimità delle istituzioni statali (Kostyuk & Zhukov, 2017) - risultati che potrebbero essere più devastanti e duraturi dei danni fisici della guerra tradizionale.



 Implicazioni strategiche della guerra cibernetica

L'evoluzione delle capacità informatiche riflette una transizione strategica verso la guerra asimmetrica, in cui gli elementi di sorpresa e ambiguità ridefiniscono le strategie militari (Kello, 2017). Man mano che le nazioni si adattano a questa nuova forma di conflitto, l'integrazione delle operazioni informatiche, con le capacità militari tradizionali, diventa cruciale per raggiungere una sicurezza nazionale olistica. Questo approccio ibrido non solo amplifica l'efficacia delle operazioni fisiche, ma apre anche nuove strade alla diplomazia e alla coercizione nell'era digitale. Investire nelle capacità informatiche, quindi, non significa semplicemente potenziare le misure offensive e difensive nel cyberspazio. Si tratta di riconoscere la natura mutevole dei conflitti globali, in cui la dimensione digitale è critica quanto quella fisica. L'enfasi, da parte degli attori critici, posta sulla guerra cibernetica, segnala un profondo riconoscimento del suo potenziale nel plasmare i futuri scenari geopolitici, rendendola uno strumento indispensabile nell'arsenale degli Stati moderni. Il contrasto tra guerra tradizionale e guerra cibernetica sottolinea una trasformazione fondamentale nell'"arte" del conflitto. Nell'era dell'informazione, il potere di influenzare, disturbare e dissuadere si estende oltre il campo di battaglia fisico, in profondità nelle reti digitali che ci connettono tutti, rendendo la guerra cibernetica una componente cruciale della moderna statistica.

The Digital Battlefield: Deciphering the New Age of Warfare

By Benedetta Di Cesare

April 4th, 2024

Reading time: 8 minutes

In an era where technology permeates every aspect of life, warfare has transcended beyond the conventional boundaries of land, air, and sea to a new frontier — cyberspace. Cyberspace is becoming an increasingly central aspect of contemporary geopolitics, leading to growing discussions in policymaking and academia about whether states should invest in cyber capabilities. The term ‘cyber capabilities’ encloses several different tools that states and stakeholders can obtain, even though there is no single definition. Cyber capabilities can include any instrument for conducting cyber-attacks, or to protect against and mitigate cyber threats, but also any capability for intelligence gathering, which often involves the infiltration of computer systems to secretly access sensitive information without, as well as cyber capabilities applicable in the military context (Chen & Dinerman, 2018). States are increasingly relying on cyber capabilities in almost every realm of domestic and external affairs, especially in aspects such as governance, the economy, and national security.

 

Particularly in the realm of contemporary warfare, the integration of cyber capabilities reflects a shift in conflict and national security, as the dimensions to be monitored and overseen are not only physical. This shift marks a profound transformation in how conflicts are waged and defended against, introducing a realm where the lines between civilian and combatant, frontlines and backlines blur into the digital realm. If a state's decision to invest in cyber capabilities is straightforward for aspects like information-gathering, technological advancement and digitalization, or defense of critical infrastructure, the same investment for the realm of warfare is more complex and less evident. In fact, Research has shown that cyberattacks have not determined the outcomes of wars in the traditional sense of victory or defeat, nor they have significantly provided discernible changes in battlefield behavior (Kostyuk & Zhukov, 2017); still, governments are investing heavily in their cyber capabilities for several strategic reasons. This paradox paves the way for understanding that the significance of cyber capabilities in modern warfare lies in their potential to influence, disrupt, and gain advantages in various domains.

 

To understand this issue, it is necessary to first compare and contrast the traditional and cyber capabilities debating whether cyberspace can be considered a warfighting domain; following, the psychological effects caused by cyber-led disruption and destruction are presented; and the strategic implications of cyber warfare are detailed, contributing to the robust theoretical underpinning of the analysis. Finally, the conclusions are drawn by highlighting the evolving nature of modern conflict.

 Traditional vs. Cyber Warfare: Evolving Dynamics

The transition from traditional to cyber warfare signifies a profound shift in conflict dynamics. Traditional warfare is characterized by physical engagements, where success is often measured by firepower and territorial control. It demands extensive resources, including advanced weaponry, trained personnel, and logistical support, which confines participation to well-funded nation-states.

 

Contrastingly, cyber warfare operates in the digital realm, utilizing codes and software to infiltrate and disrupt enemy networks. Its stealthy nature allows for attacks that can bypass physical defenses to target critical infrastructure and information systems directly (Chen & Dinerman, 2018). This form of warfare lowers the barrier to entry, enabling smaller states and non-state actors to engage in significant hostile actions without the need for substantial physical resources.

 

The idea of cyberspace as a warfighting domain has been disregarded (Libicki, 2012) arguing that conceptualizing it as such limits the understanding of what can and should be done to defend and attack networked systems. Instead, cyberspace is seen as a realm that pervades the traditional warfare domains, being land, water, and air. The author explains that warfighters in each of these domains would face significant challenges if their access to cyberspace was hindered, while this is not the case the other way around. The argument advanced here is that to ask whether cyber operations can determine the outcome of wars, it is first necessary to properly conceptualize cyber operations, detaching from traditional understandings of warfare. Further, it cannot be expected that traditional and kinetic weapons bring the same effects to the battlefield, and given their fundamental differences, it is also hard to expect similar ones.

 

Interestingly, Van Houten (2010) and Chen & Dinerman (2018) argued that while cyber warfare capabilities differs from the ones found in traditional warfare, their ends overlap: to compel adversaries to satisfy the other party’s will. Cyber capabilities are thus modern tools for states and non-state actors to advance their interests, and cyberspace becomes another realm of parties’ confrontation and interaction. Despite challenges in reaching a consensus on a definition, the perpetration of offensive operations, including cyberespionage, propaganda, strategic leaks, and cyber operations aiming at sabotage and disruption, suggests that cyberspace can be conceptualized as a warfighting domain.

 

In short, the role of cyber capabilities in wartime should not be disregarded only because these still do not determine the outcomes of wars, up to date. As the landscape of warfare evolves, mastering cyber operations becomes crucial for national security, marking a new era where digital strength is integral to a state's defense strategy.

 The Psychological Warfare: Cyber Attacks as Tools of Fear

Beyond the strategic and operational advantages, cyber-attacks carry profound psychological impacts, particularly when they target civilian infrastructure or disseminate misinformation. By sowing seeds of doubt, fear, and confusion, these attacks can erode public trust in government institutions, destabilizing societies from within (Bada & Nurse, 2020). A notable example is the disruption of critical services, such as power grids or financial systems, which can instill a sense of vulnerability and chaos in the populace (Kostyuk & Zhukov, 2017).

 

This tactic extends the battlefield into the minds of the civilian population, leveraging the inherent dependency on digital services in today's society (Lawson, 2013). The loss of electricity, access to financial resources, or the compromise of personal data, can prompt a crisis of confidence in a government's ability to protect its citizens (Bada & Nurse, 2020). In extreme cases, it can catalyze social unrest, pressure governments into policy changes, or erode the legitimacy of state institutions (Kostyuk & Zhukov, 2017) — outcomes that could be more devastating and longer-lasting than the physical damage of traditional warfare.

 Strategic Implications of Cyber Warfare

 

The evolution of cyber capabilities reflects a strategic shift towards asymmetrical warfare, where the elements of surprise, ambiguity, and the indirect approach redefine military strategies (Kello, 2017). As nations adapt to this new form of conflict, integrating cyber operations with traditional military capabilities becomes crucial for achieving comprehensive national security. This hybrid approach not only amplifies the effectiveness of physical operations but also opens new avenues for diplomacy and coercion in the digital age.

 

Investing in cyber capabilities, therefore, is not merely about enhancing offensive and defensive measures in cyberspace. It's about acknowledging the changing nature of global conflicts, where the digital realm is as critical as the physical. The emphasis on cyberwarfare signals a profound recognition of its potential to shape future geopolitical landscapes, making it an indispensable tool in the arsenal of modern states.

The contrast between traditional and cyber warfare underscores a fundamental transformation in the “art” of conflict. Understanding and leveraging cyber capabilities will be paramount as the digital domain becomes increasingly central to global security. In this age of information, the power to influence, disrupt, and deter extends beyond the physical battlefield, deep into the digital networks that connect us all, making cyberwarfare a critical component of modern statecraft.

Bibliografia 

 

Bada, M., & Nurse, J. R. (2020). The social and psychological impact of cyberattacks. In Emerging cyber threats and cognitive vulnerabilities (pp. 73-92). Academic Press. https://arxiv.org/pdf/1909.13256.pdf        

 

Chen, J., & Dinerman, A. (2016). On cyber dominance in modern warfare. Reading: Academic Conferences International Limited. Retrieved from https://www.proquest.com/conference-papers-proceedings/on-cyber-dominance-modern-warfare/docview/180...          

 

Kello, L. (2017) The Virtual Weapon and International Order. Yale University Press, Yale

 

Kostyuk, N., & Zhukov, Y. M. (2017). Invisible Digital Front: Can cyber-attacks shape battlefield events? Journal of Conflict Resolution, 63(2), 317–347. https://doi.org/10.1177/0022002717737138          

 

Lawson, S. (2013). Beyond cyber-doom: Assessing the limits of hypothetical scenarios in the framing of cyber-threats. Journal of Information Technology & Politics 10(1), 86-103

 

Libicki, M. C. (2012). Cyberspace is not a warfighting domain. Isjlp, 8, 321.

 

Van Houten, V. (2010) An overview of the cyber warfare. In: Exploitation and Information Dominance (CWEID) Lab. http://info.publicintelligence.net/cyberwarfarebrief.pdf

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Benedetta Di Cesare

Benedetta è un’alumna dell’University College Maastricht, laureata in Liberal Arts and Sciences con una specializzazione in Relazioni Internazionali, Studi sulla Sicurezza e Politica Estera. Attualmente sta perseguendo un Master in International Affairs and International Security presso la Hertie School di Berlino, ed è profondamente coinvolta nelle questioni di sicurezza globale e politiche. Benedetta fa volontariato con Viola Walk Home, una startup che affronta la violenza di genere, e lavora come analista di intelligence sulle minacce informatiche nell’industria della difesa. Le sue passioni includono affari internazionali, diritti di genere, sicurezza informatica e politica estera.