Conflitto ai Confini del Nucleare:
Scenari Strategici
e Dinamiche di Escalation nel Sud Asia
Di Alessandro Tamburrini e Alessandro Sbergamo
Grafica di Giudio Damiani
Il prolungato conflitto tra India e Pakistan per la regione del Kashmir risale alla spartizione del subcontinente nel 1947, avvenuta in un contesto di frammentazione religiosa e politica. Questa divisione improvvisa portò alla nascita di due Stati sovrani—India e Pakistan—causando enormi spostamenti di popolazione e violenze. Al centro delle ostilità si trova il Jammu e Kashmir, regione a maggioranza musulmana rivendicata da entrambe le nazioni. Lo status irrisolto del territorio, unito a tensioni etniche e religiose, ha alimentato scontri militari ricorrenti, soprattutto lungo la Linea di Controllo. Sul piano sociale, entrambi i paesi evidenziano comunità minoritarie marginalizzate—musulmani in India e induisti in Pakistan—che subiscono disuguaglianze sistemiche, rafforzate da politiche nazionaliste e norme discriminatorie. Queste fratture demografiche rispecchiano e rafforzano le ideologie nazionali che sostengono la disputa sul Kashmir.
Recentemente, la crisi dell’aprile–maggio 2025, innescata da un attentato terroristico a Pahalgam e dalla risposta militare indiana con “Operazione Sindoor”, ha segnato un’escalation pericolosa. Con il coinvolgimento di gruppi armati con base in Pakistan, l’India ha risposto con attacchi mirati contro campi terroristici, evitando però una guerra su larga scala. Ne è scaturito un breve ma intenso confronto militare, segnato anche da guerra informatica e rotture diplomatiche. Attori globali come Stati Uniti, Regno Unito, Cina e Stati del Golfo sono intervenuti per mediare un cessate il fuoco, sottolineando la fragilità di un conflitto nucleare e il bisogno di mediazioni terze.
Lo scenario del 2025, sebbene breve, evidenzia lezioni strategiche fondamentali. Primo: la superiorità militare convenzionale è indebolita da tattiche asimmetriche, con il terrorismo tollerato o sponsorizzato come arma geopolitica. Secondo: la guerra moderna comprende ormai operazioni cibernetiche e disinformazione, ampliando il concetto di conflitto armato. Terzo: in un contesto nucleare, anche scontri limitati rischiano esiti catastrofici. La postura assertiva dell’India e la strategia ambigua del Pakistan riflettono un equilibrio pericoloso in cui deterrenza, ideologia e storia si intrecciano. In mancanza di un dialogo diplomatico sostenuto e fiducia reciproca, le due nazioni restano intrappolate in un ciclo in cui il successo strategico può avvicinarle paradossalmente alla distruzione reciproca. La vera sfida non è vincere la guerra, ma evitarla.
The protracted conflict between India and Pakistan over the Kashmir region is deeply rooted in the subcontinent’s partition in 1947, an event driven by religious and political fragmentation. This abrupt division gave rise to two sovereign states—India and Pakistan—resulting in massive population displacement and violence. At the center of their ongoing hostility lies Jammu and Kashmir, a Muslim-majority region claimed by both nations. The unresolved status of this region, compounded by ethnic and religious polarization, has fueled persistent military confrontations, particularly in areas along the Line of Control. Socially, both countries exhibit marginalized minority communities—Muslims in India and Hindus in Pakistan—who suffer from systemic inequalities and social exclusion, often exacerbated by nationalist politics and discriminatory laws. These demographic fissures reflect and reinforce the nationalistic ideologies underpinning the Kashmir dispute.
More recently, the April–May 2025 crisis sparked by a terrorist attack in Pahalgam and India's military response via "Operation Sindoor" marked a dangerous escalation. As Pakistan-based proxy groups were implicated, India responded with precision strikes targeting terrorist camps, while avoiding full-scale war. A short but intense military exchange ensued, with cyber warfare and diplomatic breakdowns playing a prominent role. Global actors, including the United States, UK, China, and Gulf states, intervened diplomatically to broker a ceasefire, highlighting the volatility of a nuclearized subcontinental conflict and the necessity for third-party mediation.
The 2025 conflict scenario, while short-lived, underscores critical strategic lessons. First, conventional military superiority is offset by asymmetric tactics—state-sponsored or tolerated terrorism remains a potent tool. Second, modern warfare increasingly includes cyber operations and propaganda, demanding broader definitions of military engagement. Third, the escalation threshold is dangerously low in a nuclear context, with even limited wars threatening catastrophic outcomes. India’s assertive stance and Pakistan’s plausible deniability tactics reflect a dangerous equilibrium where deterrence, ideology, and history collide. In the absence of sustained diplomatic architecture and regional trust, both nations remain trapped in a cycle where strategic success may paradoxically push them closer to mutual destruction. Ultimately, the Indo-Pakistani rivalry is less about tactical victories and more about navigating the razor’s edge between retaliation and restraint.
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Alessandro Tamburrini
Grande appassionato di geopolitica e sicurezza internazionale, Alessandro si è laureato presso la LUISS Guido Carli in Politics, Philosophy and Economics, con la tesi "Middle Eastern Geopolitics: How the U.S. Interventions in the Region Impact Iran’s Foreign Policies”. Attualmente è uno studente del Master in International Relations, e prenderà parte al programma di Double Degree a Bruxelles con l’università ULB durante l’anno accademico 2024/2025. Attualmente, oltre a NSSI, contribuisce al giornale online PiùEuropei; giornale che analizza aspetti dell’Unione Europea e degli stati membri.
Il suo obiettivo più grande è quello di lavorare all’interno della NATO.
Alessandro Sbergamo
Alessandro è dotato di una solida base in relazioni internazionali, grazie al conseguimento della laurea triennale in “PPE” (Politics: Philosophy and Economics) presso l'Università LUISS e al Master in International Relations che sta attualmente svolgendo presso lo University College Dublin. Il suo percorso accademico, arricchito dalla ricerca extracurriculare che lo accompagna quotidianamente, riflette un profondo interesse per le complessità delle relazioni geopolitiche e di politica estera. Questa passione alimenta il suo rigore nel potenziare sempre di più le sue conoscenze e skill in questa area di studio.